Abbiamo bisogno di voi!

Un appello speciale del Prof. Frigiola a tutti i nostri sostenitori.

“Da quasi due mesi, seppur con città e regioni messe in ginocchio da un virus molto pericoloso, noi non ci siamo mai fermati. È stata più dura. Non esagero se dico che la gestione di tutte le nostre attività è stata complicata, così come lo è quando dobbiamo muoverci e dialogare con Paesi afflitti dalla guerra.

Eppure, in una situazione in cui non siamo potuti stare fisicamente vicino ai nostri bambini, abbiamo dato il massimo per fargli sentire il nostro supporto e assisterli anche a distanza di migliaia di km.

Oggi tutti noi abbiamo davanti agli occhi la grave situazione in Italia, nelle regioni del Nord. È normale che sia questo il nostro primo pensiero. Il Coronavirus può essere letale, tutti siamo a rischio. Ma le cardiopatie congenite non hanno certo smesso di essere un gravissimo problema per migliaia di bambini in tutto il mondo. E anche in Italia. Per questo motivo, a fronte di una situazione necessariamente condizionata dalle misure di sicurezza, stiamo comunque continuando a fare la nostra parte e tramite l’associazione Bambini Cardiopatici nel Mondo nei prossimi giorni cureremo una piccola amica siciliana. Questa volta, il Mondo in cui operiamo è più vicino del solito.

Abbiamo dovuto anche fare i conti con la situazione di alcuni nostri bimbi che, arrivati dall’estero nel mese di febbraio, erano finalmente guariti dopo essere stati operati presso il Policlinico San Donato e sarebbero potuti tornare a casa loro, chi in Romania chi in Tunisia, in Egitto. Purtroppo, eravamo già in lockdown: in ospedale in quei giorni era necessario lasciare il posto ad altri bambini malati e allo stesso tempo non era possibile organizzare nell’immediato voli internazionali per farli tornare a casa. Fortunatamente, grazie alla collaborazione con il Policlinico, siamo riusciti a trovare delle sistemazioni provvisorie e con l’aiuto di tutti voi abbiamo potuto sostenere le spese di vitto e alloggio fino a che la situazione dei voli è poi diventata più agevole. Ora alcuni piccoli pazienti sono finalmente a casa, altri sono ancora ospitati e lo saranno fino a quando saranno ripristinati i voli e potranno quindi tornare nel loro Paese.

Ma le cose da fare sono ancora tante.

Studi recenti ci dicono che l’impatto della pandemia di Coronavirus in Africa potrebbe più che raddoppiare il numero di persone a rischio malnutrizione. E voi sapete quanto questo possa aggravare la situazione di già tanti bambini cardiopatici in quella zona.

Grave anche la situazione in Siria, dove la diffusione della pandemia sarebbe devastante per un Paese già martoriato da anni di guerra civile che blocca l’approvvigionamento di farmaci, strumentazioni, macchinari. Pensate come può rivelarsi difficile garantire pulizia e igiene in tali condizioni, dove ogni giorno l’acqua può venire a mancare da un momento all’altro.

I problemi sono tanti. Noi abbiamo fatto la nostra parte. Grazie alla tecnologia, siamo in stretto contatto con medici e infermieri locali che tra mille difficoltà continuano a mandare avanti le visite e le operazioni per i casi più urgenti, potendo contare sul nostro supporto seppur a distanza. Li abbiamo formati nel tempo e ora rappresentano una speranza per quei Paesi. Con loro facciamo collegamenti per visionare vedere anche da qui le cartelle cliniche, gli esami diagnostici e ogni dettaglio che può essere utile per aiutare i medici che operano in Africa, Asia ma anche nella più vicina Romania. 

Grazie alla tecnologia riusciamo anche a essere aggiornati sugli sviluppi dei tanti progetti che abbiamo cominciato a realizzare e che non possono certo fermarsi: la pandemia prima o poi si arresterà, ma il rischio di morte per migliaia di piccoli cardiopatici nei Paesi in via di sviluppo non si è mai fermato.

Non molliamo. Continuiamo il nostro impegno per portare a termine la difficile missione che ci siamo dati ormai quasi trent’anni fa: dare una speranza di vita e fare il massimo affinché le cardiopatie congenite cessino di essere tra le prime cause di morte nel mondo.

Abbiamo bisogno di voi. Per fare quello che abbiamo sempre fatto, per affrontare le nuove sfide che questa grave situazione ci ha imposto.

Abbiamo bisogno di voi. Per continuare a fare missioni, per avere delle strutture provvisorie qui per far fronte all’inevitabile allungamento dei tempi di trasferimento.

Grazie amici, spero di potervi abbracciare presto”.

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